Personaggi importanti

San Giovanni Bosco

(1815 – 1888)

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Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 in una modesta cascina dove ora sorge il Tempio di Don Bosco, nella frazione collinare I Becchi di Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco), figlio dei contadini Francesco Bosco ( 1784-1817) e Margherita Occhiena (1788-1856). Il padre, rimasto vedovo della prima moglie Margherita Cagliero nel 1811, aveva già avuto due figli, anche se la seconda era morta dopo appena due giorni dalla nascita. Il figlio rimasto si chiamava Antonio (18081849).

3 Aprile 1882. Ecco la data fortunata: Don Luxardo, compianto Rettore e allievo di Don Bosco, narrava che il Santo dimoro’ per ben due giorni a Camogli celebrando la S. Messa nella Chiesa Parrocchiale e il giorno dopo al Santuario del Boschetto, dove venero’ lungamente il Quadro Miracoloso della Vergine Benedetta. Volle quindi recarsi nell’abitazione del Custode, che si trovava allora nei locali dell’antico Convento annesso alla Chiesa, per portare la sua benedizione e una parola di conforto ad un sacerdote di sua conoscenza che ivi si trovava in tristissime condizioni di salute. Nel pomeriggio tenne una conferenza nella nostra Basilica dell’Assunta. Sono ancora molti i Camogliesi che ricordano la vita del Santo con quella sua espressione dolce, semplice e suasiva che trovava la via del cuore: stava Egli nella sua posa abitudinaria come ce lo ha mirabilmente fissato il pittore Camogliese Antonio Schiaffino nel suo quadro, che fu benedetto Domenica 2 Agosto 1931 dal Rev. Crovari, Rettore, collocato in apposita ancona gia’ fatta costruire dal Rev. Luxardo nell’allora parte nuova del Santuario, e conservato fino ai nostri giorni. In breve tempo fu circondato di ex voto, ceri e fiori che ogni giorno mani delicate ponevano a spandere il profumo dei loro petali insieme alle preghiere che ogni istante salivano dal cuore oppresso di qualche madre o dall’esuberante anima di qualche giovane trepidante per l’avvenire. Tutto questo ci dice quale sia il benefico raggio di santità proveniente dal Padre dei giovani sopra il popolo Camogliese. Il testo appena letto e’ un riassunto tratto dal Bollettino del Santuario, mese di Giugno 1934.

Mons. Stefano Ferro

( Camogli 1877 – ivi 1953 )

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Mons. Stefano Ferro, nato a Camogli nel 1877 rivelò fin dai primi anni dedicati allo studio della musica

una spiccata inclinazione per la musica sacra. Ordinato sacerdote nel 1902, si dedicò all’educazione musicale nei Seminari di Genova e Chiavari.
Fu Maestro di Cappella della Cattedrale di San Lorenzo in Genova e organista della Basilica dell’Immacolata. Alla molteplice ed intensa attività unì (dal 1911 al 1942) la collaborazione con il fratello, Sac. Antonio, Priore di San Sisto in Genova.

Compositore fecondissimo ed originale, fu meritatamente apprezzato in Italia e all’estero, principalmente in America: il suo vasto repertorio (musica sacra e musica organistica) rivela una mirabile tecnica ed una spontanea, logica struttura formale.
Trionfali furono le sue esecuzioni di musiche composte per le feste centenarie di Santa Caterina da Genova (1909) e quelle di Maria “Regina di Genova” (1913).
Nel 1940, in occasione del 450° anniversario dell’apparizione della Vergine sul Monte Figogna, gli fu commissionato l’oratorio “La Celeste Guardiana” ma lo scoppio della guerra non ne permise poi la realizzazione. La stessa composizione venne eseguita, per la prima ed unica volta, al Teatro Sociale di Camogli il 27 Marzo 1955 in occasione della proclamazione della Madonna del Boschetto a Patrona della Città.

Mons. Disma Marchese
Vescovo di Acqui Terme

( Camogli 1844 – Acqui Terme 1925 )

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La preziosa e lunga vita di S.E. Mons. Disma Marchese si è svolta nel periodo di tempo che corse dal 1844 al 1925. Lo spirito del Signore, che già dall’infanzia ne guidò i primi passi e lo introdusse nel Santuario elevandolo grado grado fino al trono Episcopale, gli aveva acceso in petto due amori, l’amore della santità e l’amore della scienza.

 

La gemma piu fulgida del numeroso clero camogliese vivente, il 26 Novembre 1925 veniva dagli angeli incastonata intorno al trono di Dio in cielo. In quel giorno alle ore 9, lo spirito di Mons. Disma Marchese, “adorno” come ben si esprime Mons. Lorenzo Delponte, già suo ausiliare, nella partecipazione che ne da al clero, “di elette e preziose virtù rimangono sante opere intessuti, purificato in un diuturno sacrificio con serena generosità accettato, offerto e consumato; … si sciolse dai lacci della carne… e volò all’amplesso di Gesù Cristo, che Egli tanto aveva amato, predicato, imitato…”.

Nato nella nostra città il 12 Dicembre 1844 dal Sig. Zaverio e dalla signora Teresa Costa, della parrocchia di Nazarego, appartenente a quel vicariato foraneo, trascorse in patria la sua fanciullezza in quella pietà profonda e solida, propria dei nostri avi, che seppe trasfondergli la madre sua, tempra adamantina, come lo furono quei personaggi illustri, tanto ancora in benedizione nella nostra archidiocesi, il R.mo C.co Marchese della nostra Metropolitana e l’impareggiabile Arcivescovo Mons. S. Magnasco suoi parenti.

Ai piedi di Maria, ove di sovente, si può dire ogni giorno, lo conduceva la piissima madre sua, ricevette la grazia della vocazione. Inviato a Torino nel Collegio dei Tommasini annesso alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata dal B. Cottolengo, per lo studio della retorica, compì gli studi ecclesiastici nel Seminario Arcivescovile di Genova, sempre distinguendosi nelle discipline scolastiche. Ivi fu ordinato sacerdote il 1 Giugno 1868 e cantò la sua prima messa nella nostra parrocchiale, celebrando la seconda ai piedi di Maria, al caro Boschetto, come è usanza di tutti i preti camogliesi. Quasi subito venne scelto a maestro di matematica e di letteratura nel ginnasio superiore del Seminario. Dal 1878 al 1901 vi tenne la cattedra di teologia dogmatica, ove si fece ammirare per il suo profondo ed illuminato sapere. Nel 1892 l’Arcivescovo Tommaso Reggio lo nominava canonico prevosto della Metropolitana, suo Pro-Vicario Generale, Vicario per tutti i Monasteri delle Religiose dell’Archidiocesi ed Esaminatore Sinodale.

Leone XIII lo innalzava, per i suoi pleclari meriti, nel Concistoro del 15 Aprile 1901, alla Sede Vescovile di Acqui; e per le mani di Mons. Reggio riceveva in Genova il 23 Giugno dello stesso anno, la consacrazione episcopale, presente una larga rappresentanza del clero e del popolo camogliese, con a capo il R.mo Arciprete Mons. Pietro Riva, che gli offriva il ricco pastorale di argento, finemente lavorato, recanti in rilievi l’apparizione della Madonna del Boschetto, i patroni S. Prospero, S. Fortunato e S. Giovanni Bono, dono dei suoi concittadini che altamente ne apprezzavano le virtù eccelse, e che poi egli per testamento legava alla chiesa nostra parrocchiale insieme ad un paio di ampolle di argento massiccio artisticamente lavorate a cesello, dono fattogli dall’amico ed ammiratore suo l’Em.mo Card. Mistrangelo, Arciv. Di Firenze.

Strenuo difensore della giustizia e della verità, profuse nei suoi diocesani i tesori di cui il Signore lo aveva doviziosamente  fornito e si prodigò per il bene delle anime fino agli ultimi anni, quando acciacchi e malori, intaccata la ferrea e robusta fibra, l’avevano reso impotente. Appena fatto sacerdote, si ascrisse alla Congregazione dei Missionari Rurali e prese parte a molte missioni, anche quando gli pesò sulle spalle il grave peso di una vasta diocesi come quella di Acqui. Era lo spirito veramente apostolico che lo guidava, per cui non badava a fatica e sacrifizi. Passò in tutte le cariche della Congregazione che diresse sempre con zelo esemplare.

Lavoratore fino a tarda sera, era il primo a comparire in chiesa a sfogare il suo cuore dinnanzi a quel Gesù al cui cuore tanto aveva cercato di uniformare il suo. Lo potemmo constatare tante volte qui, al caro Santuario, ove ogni anno, per lo piu nel bel mese dedicato a Maria, veniva a passare alcuni giorni in compagnia dei parenti. Ritardando il suono dell’Ave Maria, che è in quel mese alle 4 e mezza, c’era pericolo che sopraggiungesse prima, come l’ultimo dei sacerdoti, solo e se ne andava in coro a pregare le lunghe ore ed a meditare prima di ascendere all’altare che era dopo le funzioni solite farsi, vale a dire dopo circa due ore di preghiera. E non contento di questo, vi ritornava nelle ore tra la colazione ed il pranzo e nel pomeriggio ancora. Si sarebbe detto che egli venisse a ritemprare le sue forze fisiche e morali all’ombra di Maria. Ed era pur vero. Quivi ricordava il fervore giovanile, il tempo bello delle vacanze passate in compagnia di quel pur santo sacerdote che fu D. Sebastiano Palladino, Custode del Santuario, erede di quella divozione che faceva recare, anche di notte, il suo Rev.mo zio, l’indimenticabile Arciprete Palladino, alla soglia del Santuario per visitare Maria. Con quale grande compiacenza non aveva accettato la presidenza onoraria del Comitato per i lavori di ingrandimento ed abbellimento del Santuario!

Ed il giorno della benedizione della prima pietra da lui fatta per incominciare questi lavori, come era raggiante di gioia, dinnanzi a quella moltitudine accorsa! Sembrava ringiovanito ed augurava di poter vedere questo posto condotti a termine quei lavori che dovevano tornare a maggior gloria di Maria ed a bene suo dei suoi concittadini. Allorche questi in occasione della fausta data del suo cinquantesimo di sacerdozio per associarsi ai suoi amati figli di Acqui gli inviarono una somma non indifferente per la applicazione del S. Sacrificio di quel giorno, egli devolveva quella somma pei lavori del Sanuario.

Conoscendo appieno le difficoltà, gli ostacoli che gia avevano addolorato molto al riguardo, il caro amico Sebastiano, e chiaroveggente com’era, temeva non potere avere la consolazione di poter benedire e consacrare il tempio ingrandito ed abbellito. E la nequizia degli uomini ancora questa volta vinse.

Alla sua morte volle ancora beneficare il caro Santuario col testare al medesimo un paio d’ampolle per le messe, di cristallo adorne d’argento lavorato con fine arte, e piatto del medesimo metallo in massiccio.

E la nipote signorina Maria Assunta Marchese, presso la cui famiglia veniva a passare i bei giorni del mese mariano, come erede, volle interpretare la divozione grande dello zio alla Vergine del Boschetto, facendo dono al medesimo di una reliquia insigne del santo legno della Croce di N.S., che lo zio era solito esporre nella sua privata cappella ed un camice finemente increspato, adorno fi un magnifico ed artistico pizzo punto Bruxelles, dono a lui fatto dalle Suore Fieschine che per tanti anni saggiamente aveva dirette. In Santuario è inoltre presente uno dei suoi pastorali recante le effigie di NS del Boschetto che riporta il suo stemma.

I suoi funerali furono un vero trionfo della santità. Furono celebrati nella chiesa Parrocchiale di Camogli da S.E. Rev.mo  Mons. Amedeo Casabona vescovo di Chiavari il 17 Novembre 1925. Vi presero parte tutta la cittadinanza con a capo tutte le autorità civili, militari, politiche e giudiziarie, e si puo dire tutta la diocesi perche a piu di cento si contarono i parroci che intervennero con le loro insegne e fecero a gara per portarne sulle spalle le sacre spoglie. Vi intervennero pure i vescovi di Alessandria, Saluzzo, Albenga, Arezzo. Le sue spoglie riposano tutt’oggi nella cripta della Cattedrale di Santa Maria Assunta in Acqui Terme.