NUOVO ALLESTIMENTO DELLA GALLERIA DEGLI EX VOTO
Nell’ambito delle celebrazioni organizzate dal Comitato 500 anni dall’Apparizione di N. S. del Boschetto e in concomitanza con InMare Festival 2018, da venerdì 29 giugno alle ore 18 nel suggestivo spazio del chiostro del santuario di Camogli inaugura il nuovo allestimento degli ex voto marinari curato da Farida Simonetti, Direttore della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, che già nel 1992 diresse il restauro del nucleo di dipinti (allora eseguito da Stefano Meriana) e dedicò una pubblicazione all’intero nucleo. Si apre al pubblico un allestimento rinnovato che, oltre alla qualità artistica delle opere, vuole proporre all’attenzione del visitatore la varietà di elementi che questo particolare tipo di ex voto permette di cogliere, per una coinvolgente scoperta della realtà ottocentesca di Camogli, che arrivò ad essere una potenza armatoriale ai vertici internazionali.
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L’esposizione è organizzata in sezioni che forniscono importanti chiavi di lettura del nucleo di ex voto: la fede, gli autori, gli uomini, le rotte, i commerci (3). Inoltre, grazie alla collaborazione con l’Istituto Nautico “C. Colombo” di Camogli, è visualizzato il punto nave al momento dell’evento. A conclusione del percorso espositivo è stata inoltre allestita un’area di laboratorio (il cui arredo si deve al contributo del Lions Club Golfo Paradiso) per attività didattica, incontri ed altri eventi sul tema degli ex voto e della marineria. |
Il progetto è stato realizzato con il fondamentale contributo di Comune di Camogli, ed inoltre con la partecipazione di Rotary Club Portofino, Club Vela Camogli, Lega Navale Italiana Camogli, Società Capitani e Macchinisti Navali Camogli, Trasporti Marittimi Turistici Golfo Paradiso s.n.c. Camogli, Gruppo Sportivo Camogli – Canoa Club, Canoarium Camogli. Si ringrazia “Il Cittadino” per le fotografie concesse.
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(1) Introduzione al percorso – Farida Simonetti Il nucleo degli ex voto marinari del Santuario del Boschetto di Camogli costituisce un insieme di straordinaria importanza per la sua omogeneità tematica e cronologica e per la ricchezza di dati utili per una ricostruzione della Camogli ottocentesca nei suoi diversi aspetti: sociale, economico, navale, culturale. L’attuale allestimento si propone di evidenziare la ricchezza di informazioni offerte da questo eccezionale nucleo di opere che si deve alla mano dei maggiori pittori ottocenteschi che si specializzarono, con professionalità, in questo tipo di raffigurazione offrendo precisione tecnica più che resa paesaggistica od emotiva: dettaglio nella riproduzione della nave, correttezza nella resa delle onde, precisione e non casualità nella velatura. Osservate con attenzione le immagini, lette le descrizioni verbali che le accompagnano, si scopre una vera e propria epopea di uomini comuni che la vita sul mare rese eroi chiedendogli coraggio e capacità straordinarie. Questo nucleo di ex voto, riuscendo così a raccontare quell’irripetibile momento della storia di Camogli, quando nel corso dell’Ottocento arrivò ad essere una potenza armatoriale ai vertici internazionali, si pone come tappa di un percorso che, insieme al patrimonio del Museo Marinaro e a realizzazioni come il Teatro Sociale, voluto dai protagonisti di quell’epoca, permette di scoprire la grandezza della Camogli “dei mille bianchi velieri”. Farida Simonetti , Curatrice della nuova esposizione degli ex voto. Direttore della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola |
(2) Presentazione – Alessandra Cabella Fin dal mondo pagano il senso del dramma, della speranza divina e, finalmente, dell’agognata salvezza unisce in ogni tempo l’uomo in un unico afflato. Nulla più di un ex voto è identitario dell’anima di una comunità e dei suoi più intimi sentimenti: il senso del ringraziamento per essere scampati al pericolo del mare, fonte di vita preziosa, ma anche di subitanea paura; il senso del vivere lontani per mesi da casa e affetti, ma col cuore rivolto al campanile e gli occhi puntati nel ricordo e nella speranza di un’immagine salvifica… Il restauro a cura di Gianni Casale e il nuovo allestimento dei settanta ex voto a cura di Farida Simonetti, con la collaborazione del rettore del Santuario del Boschetto, del Comitato per i Cinquecento anni e col supporto di tanti sensibili sponsor insieme soprattutto al Comune di Camogli, non è solo una semplice valorizzazione di uno spazio e del suo contenuto, ma è un dono all’intera città e alle sue famiglie, un premio sia per chi vive stabilmente qui, sia per chi gode di Camogli nel dono di una vacanza. Con gli occhi accarezzati dalla precisione artistica e dalla fedeltà tecnica nel restituire anche i dettagli delle imbarcazioni oltre agli elementi naturali, lasciamoci immergere nella contemplazione delle diverse tematiche e sezioni lungo cui si dipanano gli ex voto del Boschetto, restituiti alla loro dignità storica e artistica attraverso un restauro laborioso e sapiente e un nuovo allestimento che consente il pieno recupero dei tanti messaggi fra i flutti e le vele. E, fra le tante suggestioni, la più semplice e profonda: la gratitudine. Discreta, sommessa, solo apparentemente “naïve”: la voce pura e semplice del dire grazie e di fissarlo sulla tela col colore, rendendolo pubblico e universale nell’arredo fornito da flutti, schiume impetuose, nubi tempestose, legni e vele su cui, ora baluginante e ora vivida e pulsante, appare la Madre divina col Bimbo, a placare l’ansia soccorrendo le vite nell’asperità del destino. Che ci possano accompagnare nel tempo lo spirito del sacrificio e la sapienza della riconoscenza di chi con eroica umiltà ha solcato prima di noi i nostri mari e poi ha fissato la gratitudine creando questi meravigliosi micro mondi su tela. Alessandra Cabella, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona |
(3) Sezioni della nuova esposizione Testi di Farida Simonetti La fede Rispetto alla secolare storia del Santuario di Nostra Signora del Boschetto, gli ex voto marinari che vi si conservano sono omogeneamente relativi all’Ottocento, il secolo della grande epopea della navigazione a vela e della potenza camogliese sui mari. In quegli anni era consuetudine comune a tutti i naviganti tornati a casa recarsi al Santuario a ringraziare per gli scampati pericoli e spesso a offrire un ex voto che con la gratitudine esprimesse anche la narrazione dell’accaduto. Mentre si richiede massima esattezza nella resa descrittiva dell’evento, la raffigurazione della Madonna, come frequente in questo tipo di ex voto, occupa uno spazio ridotto della scena, ma qui è un’immagine generica, scelta dall’autore secondo le proprie capacità, tanto da diventare riconoscibile l’autografia del dipinto anche sulla base di questo elemento che diventa così quasi una “firma”. Solo in pochi casi, infatti, troviamo la raffigurazione dell’iconografia specifica della Madonna del Boschetto, e cioè la Vergine che appare alla pastorella Angela Schiaffino: la devozione verso quella Madonna è espressa soprattutto con il gesto di portare proprio in questo santuario il segno di gratitudine. La devozione al Boschetto è dunque nella scelta del luogo e per questo sono presenti ex voto commissionati in porti lontani, come Algeri o Le Havre, ma poi portati con sé a bordo per offrirli al santuario di Camogli. È al Boschetto che la propria testimonianza sarebbe diventata parte di un racconto corale, condivisa dalla propria comunità che ben avrebbe compreso la correttezza dell’immagine, i dati tecnici, i riferimenti a latitudine e longitudine, essendo quello il loro linguaggio comune. Gli autori Il nucleo di ex voto marinari del Boschetto offre una rassegna dei principali autori specializzati, nel corso dell’Ottocento, in questo specifico genere di pittura. Nella prima metà del secolo, quando i camogliesi sono impegnati nei noli a supporto delle truppe francesi in Algeria partendo dal porto di Marsiglia, fu il maltese Nicolas Cammillieri a soddisfare la loro richiesta di ex voto dipingendo, già negli anni ’30, con le caratteristiche che diventeranno costanti del genere differenziandosi nettamente dai toni solitamente “naïf” degli ex voto: assenza dalla scena della raffigurazione dell’intervento celeste, attenzione alla precisione della nave, spesso in prospettive ardite, resa della scena senza ricercare echi nella più “aulica” pittura di marine. A Marsiglia si afferma anche una dinastia di pittori del genere, la famiglia dei Roux, a partire da Antoine (1765 – 1835), commerciante di mappe e strumenti nautici, che inizia a proporsi anche come pittore e poi i figli Antoine Fils (1790- 1872), Fréderic (1805-1870), Francois (1811-1882) e una successiva generazione con Louis, attivo negli anni ’80. Nella seconda metà dell’Ottocento i camogliesi avranno invece come riferimenti costanti i tre pittori locali che possiamo considerare i grandi maestri di quel genere di cui danno tre diverse interpretazioni con le loro ben individuabili personalità, purtroppo ancora non ricostruite a livello documentario neppure per definirne i dati anagrafici. Negli anni 50’ – 70 fu Domenico Gavarrone, certo il disegnatore più tecnico e preciso, nella vita forse proprio disegnatore navale in cantiere, efficacissimo nella descrizione della barca, le onde, le vele, meno nella resa delle figure umane. Decisamente più coinvolgente emozionalmente Giovanni Canetta, documentato fino agli anni ’80, con mari e cieli per cui, pur nella precisione, si lascia andare all’uso di gamme cromatiche quasi surreali e infine Angelo Arpe, nato nella vicina Bonassola, soprattutto attivo negli anni ’80, forse il più “pittore” di tutti nella resa compositiva della scena. Gli uomini Parte essenziale dell’ex voto è la descrizione verbale che accompagna l’immagine e che aggiunge la serie di dati che non può essere tradotta visivamente. Innanzitutto, il soggetto che vuole esprimere la gratitudine per il salvamento: la singola persona, l’intero equipaggio, o la barca stessa con il suo nome e il nome del capitano a indicare la perfetta identificazione di tutti nell’imbarcazione. Emergono così da queste didascalie le figure dei grandi capitani di quell’epoca avventurosa. Spesso si trattava degli stessi armatori, come nel caso di Prospero Lavarello, u Cottardin, che si impegnò personalmente a condurre cinque suoi bastimenti verso i porti coinvolti nella guerra di Crimea e che con gli eccezionali guadagni di quei noli arrivò a investire nella costruzione di altri quaranta brigantini trasferendosi a vivere a Varazze per meglio seguirne la costruzione in cantiere. Emergono i nomi di altri armatori come il capitano Gaetano Schiaffino, figura di spicco della vita camogliese per mezzo secolo, tra i fondatori del Teatro Sociale, mecenate al pari del citato cavaliere Prospero Lavarello, che offrì la monumentale scala marmorea del pulpito per la chiesa dell’Assunta. Come loro altri destinarono parte dei guadagni a vantaggio del bene comune, sostenendo e costruendo strutture e istituzioni: il teatro, la scuola nautica, l’ospedale, la chiesa. Ma gli ex voto parlano di interi equipaggi indicandone i diversi ruoli, dallo scrivano, cioè il secondo di bordo, spesso il figlio o il genero del capitano che iniziava così la sua carriera, al nostromo, che era a capo della ciurma fatta di giovanissimi marinai e mozzi. Tutti, da singoli o come equipaggio, sentivano il dovere di recarsi al Boschetto a lasciare un segno di una delle tante diverse disavventure cui erano sopravvissuti e che gli ex voto documentano nella loro drammatica varietà. Le rotte Nel corso dell’Ottocento si assiste ad una affermazione dell’armamento camogliese, dal mare di casa ai più lontani porti oceanici. La prima occasione di sviluppo fu certo la guerra di Algeria durante la quale gli armatori camogliesi si accaparrarono i noli per i collegamenti logistici da Marsiglia ai porti algerini arrivando ad essere presenti negli anni’40 nel porto francese con più di trecento velieri. Terminato l’impegno per la guerra continuarono poi da quel porto a tenere quelle rotte, ora libere dal pericolo della pirateria, per commerciare con il Nord Africa. L’armamento che, grazie ai ricchi guadagni ottenuti con i noli francesi poterono costituire, fu poi messo, negli anni ’50, al servizio della marineria del Regno di Sardegna, di cui arrivarono a costituire un terzo del tonnellaggio totale, per appoggiare Francia e Inghilterra nella guerra di Crimea. Dopo le bombarde, imbarcazioni lente e al massimo di cento tonnellate, furono soprattutto i brigantini, scafi a due alberi che arrivavano a cinquecento tonnellate, veloci e maneggevoli, le imbarcazioni usate da “quei diavoli di camogliesi”, come li definì il conte di Cavour. Infatti, grazie alle conoscenze tecniche degli equipaggi e alle caratteristiche dei brigantini, erano in grado di garantire rapidissimi viaggi, lunghi, tra andata e ritorno, quanto il tempo necessario per il solo scarico di una delle navi alleate. Finito il conflitto, continuarono per tutto il secolo a gestire quasi in monopolio la rotta del Mar Nero per caricare il grano russo ed esportarlo non solo verso i porti del Mediterraneo, ma anche nelle Americhe. Soprattutto per queste rotte transoceaniche ricorsero ai brigantini a palo, dotati di un terzo albero e quindi maggiore velatura, più adatti ad affrontare i rischi del passaggio di Capo Horn ed anche del Capo di Buona Speranza, lungo le rotte più pericolose che li condussero a commerciare con Perù, Cile, Bolivia ed anche Birmania, India, Cina. I commerci La fortunata partecipazione alla guerra d’Algeria per il rifornimento delle truppe francesi nel 1830 liberò le coste nordafricane dal pericolo della pirateria facilitando da allora i commerci camogliesi che esportarono da quei porti soprattutto lana grezza. Furono invece i noli per l’approvvigionamento delle truppe francesi e inglesi in Crimea ad aprire la rotta del Mar Nero che rimase una delle rotte più battute, per tutto il secolo, dai camogliesi per l’esportazione del grano russo soprattutto da Odessa. Destinatari del carico, 1500-2000 quintali per brigantino, erano i porti del Mediterraneo e del Nord Europa che riuscivano a raggiungere con campagne di navigazione di 50-60 giorni. Arrivati sulle coste atlantiche dell’Europa caricavano, in particolare dall’Inghilterra, prodotti manifatturieri della nascente industria prima di affrontare la traversata oceanica verso Canada e Sud America dove potevano caricare, per il ritorno, legname, caffè, zucchero. Osando affrontare il tremendo passaggio di Capo Horn, riuscirono a intensificare i commerci esportando rame dal Cile, guano da Bolivia e Perù. Tenendosi lungo la costa africana, tra il 1860 e il 1875, intensificarono anche la rotta che, doppiando il Capo di Buona Speranza, permetteva di raggiungere l’Estremo Oriente per caricare riso nei porti della Birmania, e fare scali in India e Cina. Il moltiplicarsi di viaggi sempre più esposti al rischio di perdere, nelle terribili tempeste di quei mari, il carico e la barca stessa, oltre che la vita, indussero i camogliesi a creare nel 1853 la Mutua Assicurazione Marittima Camogliese, nel suo genere la prima forma assicurativa ad essere costituita, in grado di risarcire in pochi giorni l’armatore che avesse perso i propri beni. Ma con il finire del secolo inizia a contrarsi la fortuna dei camogliesi rispetto agli armatori che sempre più investivano sul vapore, più veloce, meno costoso e meno rischioso, mentre i commerci venivano rivoluzionati dall’apertura del Canale di Suez, poco adatto alla navigazione a vela, e dall’espansione delle reti ferroviarie. Di questo si discusse nel primo Congresso Nazionale degli armatori italiani che nel 1880 gli armatori camogliesi vollero proprio a Camogli, in quel Teatro Sociale da poco inaugurato e da loro costruito, un congresso che segnò il vertice della loro potenza, ma anche l’inizio di un irrefrenabile declino |
Fonte www.levantenews.it (testo Cristina Chiaiso)