RICORDANDO DON PIERO BENVENUTO

Riportiamo integralmente qui di seguito l’intervento dell’avv. G. B. Roberto Figari in occasione della benedizione, lo scorso 29 marzo 2025, da parte del card. Angelo Bagnasco della targa per l’intitolazione a Camogli del “passo don Pietro Benvenuto”.

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Eminenza, autorità, concittadini, buongiorno!

Come molti di Voi, ho conosciuto e stimato don Pietro Benvenuto, ma mai avrei pensato di prendere la parola in una circostanza come questa. Mi è stato peraltro chiesto di farlo solo alcuni giorni fa e perdonerete quindi se parlando di lui, parlerò un poco anche di me.

Don Benvenuto è stato tra noi, a Camogli, per più di quarant’anni: parroco a San Fruttuoso di Capodimonte dal 1957 al 1972, rettore al Boschetto dal 1972 al 2000.

Non è questa la sede per ricostruire un così lungo periodo di sua attiva presenza nella nostra comunità. Mi limito oggi ad annotare qualche mio ricordo di lui come insegnante, come rettore del Boschetto, come amico.

Nei primi anni Settanta dell’ormai scorso secolo egli è stato mio professore nella scuola media “Bernardo e Francesco Schiaffino”. Era un buon insegnante, preparato e comprensivo, un docente che ha certamente lasciato in tutti i suoi alunni un segno duraturo. In molti siamo stati accompagnati da lui nell’incontro con la Bibbia, avviati alla lettura, alla prima conoscenza delle Scritture.

Nel marzo 1972 il card. Siri, accettando le dimissioni di mons. Giacomo Crovari, nominava don Pietro Benvenuto rettore del nostro santuario.

Nel giugno dello stesso anno io conseguivo la licenza media, per passare in quarta ginnasiale al “D’Oria” di Genova. L’anno scorso qualcuno mi ha fatto notare che la mia collaborazione al bollettino del Boschetto ha ormai superato il mezzo secolo. Una collaborazione che era stata sollecitata proprio da don Piero, poco dopo la sua nomina a rettore del santuario. Nel dicembre 1973, nonostante il gravoso impegno scolastico, usciva sul bollettino il mio primo modestissimo scritto. Quel bollettino che, unica voce tutta camogliese, dal 1914, senza interruzioni, accompagna la vita di Camogli. E da cui iniziò anche la mia esperienza nel mondo del giornalismo genovese.

Nei secoli, quella della Madonna del Boschetto è stata del resto una presenza costante nella vita di Camogli e della sua gente. Dalle piccole immagini custodite nel portafogli dagli uomini di mare, al quadro esposto in una chiesa di New York.

L’attaccamento dei camogliesi al loro santuario ha superato i secoli ed anche le differenze ideologiche e politiche. Pensiamo ai quadri ex-voto offerti dalla nostra gente di mare conservati al Boschetto. Quei quadri sono in effetti le prove di una devozione radicata, oltre che testimonianze dell’epopea della nostra marineria velica.

Don Benvenuto ha sempre avuto a cuore la conservazione raccolta degli ex-voto, così come la pubblicazione del bollettino. E non mancò mai di coinvolgermi, di consultarmi, per il loro miglior andamento. Nel 1978 mi diede addirittura, d’intesa con gli amministratori del santuario, il formale incarico di sovrintendere a quella prima esposizione. Quella galleria che, nel pionieristico suo primo allestimento, di lì a poco sarebbe stata inaugurata dal card. Siri. Gli ex-voto sono comunque testimonianze di un rapporto individuale, personale, dei singoli camogliesi con il loro Boschetto.

Ma vi sono stati momenti di partecipazione collettiva, che hanno visto coinvolta pressoché l’intera cittadinanza. Ricordo solo la posa delle due lapidi visibili nella controfacciata del santuario, pegni di riconoscenza offerti al termine dei due grandi conflitti mondiali. Oggi poi ricordiamo la conclusione dell’iter civile e canonico che portò alla proclamazione di N. S. del Boschetto patrona della città di Camogli. Tra il 1994 ed il 1995 ho pubblicato sul bollettino del santuario buona parte della copiosa documentazione relativa a quell’interessante vicenda.

Don Benvenuto aveva capito presto come prendere i camogliesi ed i camogliesi avevano subito contraccambiato la sua capacità di comprensione. Intendeva il suo ruolo di rettore del Boschetto un servizio per la comunità, naturale continuazione di quelli di sacerdote e di insegnante. Succedere a mons. Crovari, un camogliese che aveva retto il santuario per quasi mezzo secolo, inizialmente non era sembrato facile per don Benvenuto.  Questi imparò dal suo predecessore soprattutto il rispetto e la disponibilità verso tutti coloro con cui si rapportava.

Nei giorni scorsi ho rimeditato le parole pronunciate al Boschetto dal card. Siri proprio il 27 marzo 1955. Egli ricordò che non vi è comunità se non ci si vuole bene, se non si sente che l’istinto del servizio, della dedizione, del contemperamento della propria personalità con quella altrui sono strutture sostanziali della carità. Mi pare davvero che don Benvenuto abbia a pieno testimoniato fra noi, esercitandola quotidianamente in tanti modi, proprio questa virtù.

Ho avuto una lunga consuetudine con don Piero: mi chiamava ora per la correzione delle bozze bollettino, ora per un parere, ora per una confidenza fraterna. Lo ricordo seduto in sacrestia, prima delle funzioni, intento alla lettura del breviario, ma sempre pronto ad accogliere e confortare chiunque. Sempre pronto a dare la sua attenzione, il suo tempo, la sua energia, anche il suo denaro, a chi gli appariva averne bisogno.

Sempre pronto ad accorrere a qualunque ora, con qualunque clima, al capezzale di un infermo.  Aveva pazienza ed umiltà, ma soprattutto una sapientia cordis che talora gli consentiva di creare legami spirituali anche profondi. Non sta certo a me soffermarmi su di lui come sacerdote.

Era nato a Sori, ma posso dire che come rettore del santuario fu più camogliese di tanti nati a Camogli. Accanto alla devozione alla Madonna del Boschetto, tenne viva quella a san Giovanni Bono, il camogliese vescovo di Milano, e quella a san Giovanni Bosco, entrambi tanto cari ai camogliesi.

Anche per questo molti tra noi lo hanno ascoltato, stimato, seguito ed amato più come un padre od un fratello, che come un pastore od un maestro. Ed a molti tra noi continuano a mancare indubbiamente la sua amicizia, la sua generosità, la sua umanità. Questo di oggi è un doveroso riconoscimento della nostra comunità a chi per tanto tempo, in silenzio, l’ha fedelmente servita. Ogni volta che, uscito da casa, passerò qui, mi ricorderò di lui, dell’insegnante, del sacerdote, dell’amico.

Grazie, don Piero! E grazie a Voi tutti per l’attenzione.

                                                                                            avv. G. B. Roberto FIGARI

Foto di Consuelo Pallavicini

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